Trattamento della patologia vertebrale con tecniche mininvasive

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La patologia degenerativa discale

nE' un capitolo della patologia vertebrale che colpisce strati sempre più vasti della popolazione senza riguardo per l’età. La degenerazione discale, classificata secondo vari livelli di gravità a seconda dello stato di disidratazione del disco e della perdita della sua capacità ammortizzante, può essere associata a diminuzione dello spessore del disco: in altre parole in alcuni casi il disco è rovinato, ma c’è, e spesso trasmette il suo stato di infiammazione alle vertebre sopra e sottostante, configurando il quadro della cosiddetta algodistrofia. In questi casi, prima di considerare l’ipotesi di una sostituzione meccanica del disco, che in genere conducono ad una perdita della capacità elastica del segmento interessato e quindi, in definitiva, ad una alterazione della funzione anatomica originale che inevitabilmente finisce per coinvolgere in vari modo i segmenti adiacenti, possono essere utilizzate delle tecniche di rigenerazione discale mediante componenti a) autologhi o b) protesi dinamiche.

na)nE’ possibile effettuare un tentativo di rigenerazione parziale del disco mediante componenti prelevate dal sangue periferico, i cosiddetti fattori di crescita o fattori piastrinici o le cellule staminali mesenchimali: l’intervento viene eseguito previa prelievo di una piccola quantità di sangue del paziente, che viene centrifugato a circuito chiuso per garantirne la sterilità e da cui vengono selezionate le componenti sopracitate. Questo materiale, il cosiddetto “gel piastrinico”, viene poi depositato mediante un ago nella parte maggiormente degenerata del disco o dei dischi interessati. Questo trattamento viene eseguito in sala operatoria, sotto controllo radioscopico e in anestesia locale, dura circa 10’ e il paziente viene mobilizzato subito e dimesso dopo alcune ore. I miglioramenti sono percepibili nell’arco di alcune settimane e possono essere monitorati a più lunga scadenza mediante RMN (a sei mesi, 1 anno e oltre).
n L’indicazione è costituita dalla degenerazione discale, quella che viene comunemente definita “black disc”, con altezza del disco conservata o poco diminuita, in assenza di componente erniaria, con sintomatologia lombalgica franca.

nb)nsostituzione parziale di disco con idroprotesi (Gelstix): laddove la degenerazione discale ha causato la massima diminuzione dell’altezza del disco, può essere tentato il suo arricchimento (disc augmentation) mediante l’inserimento di filamenti di un particolare silicone (idragel) che a contatto con la componente idrica residua del disco aumentano di 9-10 volte il loro spessore originario. Questa metodica non ripristina in sé lo spessore del disco, ma ne aumenta la capacità ammortizzante. Anche quest’intervento viene eseguito in anestesia locale, sotto controllo radioscopico, con paziente prono: i filamenti di silicone vengono inseriti nel disco mediante un ago, il paziente viene mobilizzato fin da subito con bustino lombare e dimesso il giorno successivo. Rimangono invariate le tappe successive (controlli RMN seriati, fisioterapia, astensione da sforzi fisici eccessivi).
nNella mia esperienza l’indicazione elettiva è il disco degenerato diminuito di spessore, senza componente erniaria, in alcuni casì può essere utilizzata anche nelle fasi post-chirurgiche tardive delle grossolane asportazioni discali.